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Gonzaga e la grazia della gioventù

La riflessione del padre Generale, Arturo Sosa, per l’inizio dell’anno giubilare Aloisiano, aperto il 9 marzo a Roma nella chiesa di Sant’Ignazio.

La gioventù di San Luigi Gonzaga non è solo una questione di età. E’ la gioventù che nasce dalla libertà, la libertà di discernere per prendere decisioni in sintonia con il progetto di Dio, e dalla volontà di condurre una vita coerente con la scelta compiuta. Per questo, ci rallegra la felice coincidenza delle date dell’anno giubilare aloisiano, della morte di Stanislao Kostka, del Sinodo sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale, e della Giornata Mondiale della gioventù.

La libertà che ci rende giovani è il risultato della liberazione che l’umanità riceve dall’Incarnazione e dalla Pasqua di Gesù. Gesù, il Figlio, che si è fatto uno di noi, apre la via alla liberazione, frutto dell’amore che dona la vita, perché tutti abbiamo la vita in abbondanza. L’incontro di ogni essere umano con Gesù lo libera da tutto ciò che gli impedisce di seguire la via della donazione amorosa. L’incontro con Gesù cambia il nostro modo di vedere, quello che il nostro sguardo ristretto ci ha imposto.

La liberazione in Cristo ci invita a percorrere delle strade che mai abbiamo immaginato. Strade che non sappiamo dove ci portano; ma non è necessario saperlo perché questa acquisita libertà vive di fede, vive della fiducia posta solo in Dio, che ci guiderà con il suo Santo Spirito. La libertà consiste nel mantenere tutta intera la nostra fiducia solo in Dio, e nel lasciarci guidare verso di Lui percorrendo le strade che a suo tempo vorrà rivelarci.

Dal momento in cui è stato liberato in Cristo, San Paolo può affermare: tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede.

Rendersi giovani, lasciandosi l’infanzia alle spalle, significa uscire da se stessi, accettare che il centro della vera vita stia fuori di noi, nell’amore che abbiamo ricevuto. L’esperienza di essere amati è la sorgente del processo di liberazione, con il quale si giunge alla possibilità di prendere decisioni fondamentali. Di fare una elezione, nel linguaggio della spiritualità ignaziana. La gioventù sogna una vita diversa, migliore di quella che conosce attorno a sé. La libertà interiore suscita il desiderio di contribuire a rendere reale questa vita migliore, e conduce all’esigenza di scegliere una via per farlo.

La gioventù è anche la capacità di discernere in modo da trovare, nei propri movimenti interiori e nelle esperienze della propria storia, in che modo il Signore continua ad agire nel mondo e conferma la sua chiamata a seguirlo, per contribuire a riconciliare fra di loro gli esseri umani, e per avere cura della Casa comune, questo universo nel quale abitiamo con tanta trascuratezza, e anche con Lui, nostro creatore.

Il discernimento esige che viviamo liberati dalle regole che ci impongono olocausti e sacrifici in nome di Dio, e che seguiamo l’amore come unica via della vera vita e unico comandamento, così come aveva capito molto bene lo scriba che domanda a Gesù: Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici. E’ quello che Ignazio chiama indifferenza nei confronti di qualsiasi pressione sociale, familiare o di ogni altro tipo, che limiti la disponibilità a mettersi in cammino avendo come unica guida lo Spirito Santo.

Liberarsi è un processo di conversione, attraverso il quale l’esperienza dell’amore misericordioso del Padre permette al peccatore-perdonato di disporsi ad amare il prossimo come se stesso, ad ascoltare la chiamata del Figlio a offrire se stessi, a contribuire all’annuncio della Buona Notizia del Vangelo. La libertà, sperimentata come indifferenza, ci porta ad avvicinarci agli altri, a quelli che sono diversi, a chi è maggiormente nel bisogno … a tutti coloro che vengono scartati da un peccato che è diventato struttura sociale di esclusione. Avvicinandoci a loro come frutto dell’aver sperimentato la vicinanza del Signore, ci rendiamo prossimi e ci disponiamo a essere inviati, per potere in tutto amare e servire.

La gioventù è anche entusiasmo e forte desiderio di dedicarsi totalmente a realizzare ciò che si è scelto. Per il giovane, non basta l’esperienza liberante della misericordia, che lo fa libero. Non basta la conversione che lo porta a scegliere di seguire Cristo ed essere inviato. Il giovane mette tutta la propria energia nel rendere reale quello che ha sognato, desiderato e deciso di fare. Il giovane, come dice il versetto del salmo, che compone l’antifona dell’Eucaristia di oggi, è colui che ha mani innocenti e cuore puro: salirà sul monte del Signore, e starà nel suo santo luogo. Mani innocenti e cuore puro sono il frutto della conversione, che conduce alla libertà e al desiderio di in tutto amare e servire. E’ mettersi in cammino e salire al monte del Signore, collaborando con la sua missione di riconciliazione in questo mondo.

L’Eucaristia che celebriamo per dare inizio a questo anno giubilare di San Luigi Gonzaga è l’occasione propizia per chiedere al Signore la grazia di questa gioventù, con la quale il nostro cuore si mantenga in sintonia con il suo progetto di liberazione dell’umanità, e noi doniamo totalmente noi stessi per renderla possibile.

 

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