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Il Natale della comunità di Reggio Calabria

Fare un bilancio di fine anno per rendere grazie e capire come procedere nel cammino. Padre Sergio Sala, Superiore della Comunità dei padri Gesuiti di Reggio Calabria, ha scritto una lettera di Natale che guarda al nuovo anno e si apre con un appello alla pace. «La pace è un meraviglioso dono di Dio che va chiesto, voluto, coltivato».

Padre Sala, rispetto allo scorso anno, segnato dalla guerra in Ucraina, nel 2023 si sono aggiunti, nelle nostre più immediate attenzioni, gli orrori in Israele/Gaza e quelli delle vittime di femminicidio….

«Il dato che ci preoccupa maggiormente è la crescita di una cultura della guerra e della vendetta. Tanti pensano che la violenza sia inevitabile e questa idea si diffonde facendo breccia su persone un tempo pacifiche. Qui a Reggio Calabria l’Istituto Superiore di Formazione Politico-Sociale “Mons. A. Lanza” tratta in modo molto serio e competente il tema della pace e della nonviolenza sulla base della Dottrina sociale della Chiesa. Il ciclo di incontri di quest’anno, che potete seguire alla pagina web, ha come titolo “Politica e comunicazione di fronte alle vecchie e nuove disuguaglianze”».

Durante l’estate sono ripresi gli sbarchi di migranti a Reggio. Come risponde la città?

«La città, per la sua posizione geografica, non è approdo di barchini e caicchi, ma di grosse navi della Guardia Costiera (come la Diciotti) o della Marina militare (come la Cassiopea), che traghettano sul continente i migranti approdati a Lampedusa. Il giorno dell’arrivo, nel giro di qualche ora, le 350 persone che mediamente sbarcano a Reggio vengono smistate nei centri di identificazione più vicini. Mi limito a due brevi considerazioni. La prima è che durante il tempo passato al porto, ci si rende conto di quanto poca aderenza alla realtà abbiano le notizie televisive, per lo più finalizzate alla ricerca del consenso: non è possibile fermare questa marea umana, ed è meschino rendere loro la vita difficile; sarebbe molto più saggio regolarizzare quanto prima la loro presenza in modo che possano convivere pacificamente tra di loro e con noi. La seconda considerazione è che laddove si crei un’intesa tra istituzioni e società civile, tutti lavorano meglio e forniscono un miglior servizio ai migranti. A Reggio, la Caritas affianca con profitto la Protezione civile, la Croce Rossa e la Polizia nell’accogliere fratelli e sorelle africani o mediorientali; mentre i medici curano i casi più urgenti e le forze dell’ordine scattano foto segnaletiche, noi diamo una mano a rifocillare, dissetare, offrire la doccia ai più piccoli, e soprattutto a fornire preziose informazioni, a partire da dove ci troviamo sulla carta geografica, per arrivare a ciò che la legge permette e non permette ai nuovi arrivati».

E per i migranti che si fermano in città?

«Diamo assistenza legale, sostegno scolastico, e ospitiamo una famiglia a Casa Eutopia, dove abbiamo stabilito, come regola, una permanenza di massimo due anni, in modo da poter ospitare in seguito un’altra famiglia di migranti. Il rispetto della scadenza dipende dall’autonomia economica, e quindi dal trovare un lavoro sufficientemente remunerativo. Un gruppo di volontari sta accompagnando mamma e figli in questo cammino, nel perfezionamento dell’italiano e nella ricerca di lavoro ed abitazione. Nella sede storica della Comunità di vita cristiana, dopo aver stipulato una convenzione con l’UEPE (Uffici locali per l’Esecuzione Penale Esterna) possiamo ora ospitare persone per le quali è stata stabilita la “messa alla prova” ai servizi sociali o una “misura alternativa” alla detenzione. La persona che stiamo seguendo in questo momento, il sig. Mamadou, ci sta molto aiutando a ridipingere i locali e a sistemare la biblioteca. Questo tipo di servizio serve a lui, serve a noi, e serve a coloro che temevano la vicinanza di persone aventi problemi con la giustizia, a riprova che solo la conoscenza diretta vince i pregiudizi».

La comunità continua ad aiutare la missione in Madagascar…

«Durante una festa in occasione del 60mo anniversario di vita religiosa di padre Tonino Taliano, che ha vissuto nell’isola per 50 anni, i confratelli malgasci hanno prodotto un video in cui benedicono lui e tutti i benefattori per la realizzazione del pozzo di acqua artesiana di cui scrivevo lo scorso anno. Nel ringraziare tutti coloro che hanno contribuito, vorrei esprimere una speciale e anonima menzione ad un benefattore che partecipa mensilmente a questa causa».

Lei scrive che state collaborando a pensare a un nuovo modello di Sanità per la Calabria. In che senso?

«La complicata impresa della riapertura dell’ambulatorio medico-odontoiatrico che ha permesso di curare i denti a tanti indigenti per 30 anni, ci ha indotti ad allargare lo sguardo e collaborare con medici che stanno elaborando un nuovo modello di sanità per la Calabria. Oramai, l’impossibilità di accesso alle cure non riguarda solo i denti, ma tanti altri rami della medicina. Si è così formata una rete per la creazione di un centro sanitario di prossimità in una zona periferica da riqualificare. Stiamo affrontando con altri l’impresa, che con le nostre sole forze non sarebbe realizzabile. Appena sarà ultimato il rendering del progetto, lo faremo girare. Per chi conosce l’Enciclica “Laudato si'” di Papa Francesco, si configura come un’esperienza di ecologia integrale: non solo la bonifica di una zona degradata con lo smaltimento differenziato di duecento metri cubi di materiale, ma soprattutto il riscatto della persona che ci abitava, la quale è felice di contribuire a ridare vita a quel luogo di degrado».

Il motore della comunità?

«Motore della nostra vita e del nostro lavoro è la preghiera, per questo ringrazio di cuore tutti coloro che ci sostengono con la propria, a partire dalle suore di clausura del Monastero della Visitazione di Ortì. Si tratta di uno splendido luogo che domina lo Stretto di Messina, ma non facile da vivere per la presenza di qualche ‘ndranghetista che, quando avanza pretese, viene prontamente denunciato alle autorità dalle religiose. Diamo Esercizi spirituali anche al Piccolo Eremo delle Querce di Crochi, nella Locride. Annunciamo Cristo crocifisso (quindi sconfitto) e risorto (quindi vincente): del primo se ne accorgono tutti, del secondo solo chi ha occhi per vedere, e noi facciamo il possibile per aiutare la gente a scorgerlo. Ringraziamo infine per le varie forme di sostegno agli impegni che abbiamo assunto. Auguri di Buon Natale e buon 2024 a tutti!».

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