Michele Lavra SJ
Accompagnare spiritualmente le persone
Che cosa significa questa espressione oggi così usata? Significa anzitutto aiutare a prendere coscienza che dentro ciascuno di noi c’è “l’uomo nascosto nel cuore” (I Pt 3,4: così nel testo greco originale; vedi nota nella Bibbia di Gerusalemme). Si può anche trascorrere una vita senza scoprire questa realtà fondamentale; presi dal lavoro, dal mangiare-bere-vestirsi ecc., da quello che si vede e si tocca, si può ignorare che “l’essenziale è invisibile agli occhi” (“Il piccolo principe”) . C’è dentro di noi una vita intima – la vita interiore – che si muove e agisce troppo spesso a nostra insaputa. È il nostro essere “figli di Dio”, animati dall’azione dello Spirito “che è stato riversato nei nostri cuori” (Rom 5,5). È l’inabitazione delle Tre Persone divine promessa da Gesù: “Prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). Il nostro desiderio di vivere in pienezza, di amare ed essere amati, di spendere la vita per qualche cosa di grande, di sacrificarci per amore… riflette in qualche modo questa Presenza. C’è quindi dentro di noi una vita intima che preme e attende di essere liberata dalle scorie dell’egoismo, delle cattive abitudini, di un’educazione condizionante e talvolta deformante; dall’attrattiva di falsi ideali. Scoprire e liberare “l’uomo nascosto nel cuore” (I Pt 3,4) è il primo passo del cammino spirituale, e l’accompagnatore è chiamato a prestare il proprio aiuto.
Per svolgere questo ruolo è necessario accogliere la persona in tutta la sua realtà: una corporeità attraente o meno, un carattere così e così, sentimenti e idee da decifrare, una famiglia particolare, un ambiente sociale, un contesto ecclesiale… La persona concreta è tutto questo insieme. Accogliere la realtà presente è il primo passo da parte dell’accompagnatore per aiutare l’altro a scoprire la sua ricchezza di base, ad accettarsi così e a cominciare il cammino partendo da dov’è. Non l’uomo ideale, ma l’uomo reale è il luogo dell’incarnazione della promessa di Dio. Tutta la Bibbia, e particolarmente le pagine che ci fanno più difficoltà, sono una testimonianza che Dio intende camminare con questo uomo reale che ben conosciamo, il quale rivolgendosi a lui dice: “Se tu non mi parli, sono come uno che scende nella fossa” (Sal 28,2). E l’apostolo Paolo, quando dice: “offrite i vostri corpi” (Rom 12,1) mette in risalto la nostra esistenza storica, ben visibile proprio nella concretezza della corporeità.
Scoprirsi situato qui e ora. Alla luce della parola di Dio cominciano ad emergere i vari condizionamenti e il bisogno di libertà da essi per procedere. È importante qui l’aiuto dell’accompagnatore per dare il nome giusto alle cose, per discernere da dove cominciare, per sostenere i primi passi. Una famiglia troppo protettiva? Un affetto troppo possessivo? Troppe cose inutili e non importanti da cui si è circondati? Abitudini e interessi che soffocano lo slancio del cuore? È interessante verificare se i colloqui spirituali si traducono poi in passi concreti di libertà da, oppure rimangono “discorsi” che non muovono niente, giochi di fantasia o scambi verbali con i quali ci si illude di camminare. Fare quello che viene detto è un primo punto di verifica. Se niente accade, l’accompagnatore deve mettere in guardia, facendosi anche guida esigente, per il vero bene della persona, talvolta fino al preavviso di interrompere per non perdere tempo tutti e due.
La libertà da si espande quando diventa libertà di scegliere sempre più in base ai criteri evangelici e sempre meno sotto l’impulso di criteri suggeriti dalla propria istintività, dal tornaconto personale, familiare o sociale. Come organizzarsi mettendo ordine nella propria giornata, come gestire il tempo libero ordinario, come passare le vacanze, come orientarsi nel campo del lavoro, come progettare il proprio futuro… sono tutti terreni concreti nei quali dare spazio alla libertà di scelta, dove alla spontaneità istintiva deve poco alla volta subentrare una spontaneità matura animata da criteri non egoistici. Il servizio dell’accompagnatore spirituale deve esprimersi in varie forme: aiuto nell’evidenziare quello che si vive, verifica del consolidamento interiore, confronto continuo con il Vangelo e la tradizione della Chiesa, suggerimento di contatti e incontri con persone e comunità ecclesiali significative…
È attraverso questo cammino di libertà da, di libertà di, che cresce la libertà per. L’uomo si realizza pienamente non tenendo per sé la propria vita (sarebbe l’inizio della solitudine infernale), ma imparando a perdere la propria vita per il Signore, per il Vangelo, per gli altri. Il compimento pieno della libertà sta nel consegnarsi, nell’offrirsi totalmente per amore. Giocandosi totalmente, sia nel matrimonio sia in una consacrazione religiosa o in un altro genere di servizio, l’uomo vive in concreto la libertà per. Qui l’uomo si compie pienamente e prova dentro una gioia unica e profonda; infatti “la gioia è l’esperienza della verità compiuta” (Romano Guardini), il contrassegno inconfondibile (uno dei frutti dello Spirito) che si è toccata la propria verità profonda.
Sono appunto le scelte fondamentali della vita ad offrire l’occasione più preziosa per mostrare quello che si è. Ma proprio in questo tratto di strada l’uomo (il giovane in particolare) fa i conti con i richiami del proprio egoismo verso una vita vissuta per se stessi; sente più insistenti le provocazioni della famiglia e dell’ambiente di appartenenza, spesso guidati da criteri tutt’altro che evangelici, ma ben rivestiti e affascinanti; avverte tutto il fascino dello spirito del mondo: successo, carriera, abbondanza di beni e di conforti. L’accompagnatore esperto sa che proprio in questo tratto di strada la tentazione diventa più sottile, si presenta in forma attraente e allontana elegantemente dal progetto di Dio servendosi di cose per sé buone (una vita mediocremente buona ha pure una sua attrattiva!) . La pagina evangelica delle tentazioni di Gesù nel deserto, giocate proprio su questo registro del fascino apparente di un messianismo facile, sarà una luce corroborante per il cammino e aiuterà a smascherare le insidie e a neutralizzare la forza della suggestione.
Descrivendo il cammino spirituale alla luce di questi tre aspetti – libertà da, libertà di, libertà per – non abbiamo fatto altro che riproporre in altri termini le tre tappe tradizionali della vita di fede: purificazione, illuminazione e unione. In ciascuna di esse infatti la posta in gioco è proprio la libertà dell’uomo, la libertà di figli di Dio, che si realizza pienamente quando si compiono in noi gli stessi sentimenti di Gesù, il quale si è consegnato per amore. In tutto questo itinerario l’accompagnatore è chiamato a un lavoro complesso e delicato: conoscenza della parola di Dio e del suo disegno salvifico; conoscenza della persona concreta che ha davanti, con la sua carica ideale e le sue risorse reali; armonizzazione tra i due poli, aiutando a verificare passo per passo attraverso una lettura corretta dei segni. La libertà interiore dell’accompagnatore ( libertà da, -di, -per ) è il requisito più prezioso in tutto questo cammino. Senza tale libertà, egli interferisce nel lavoro di un Altro, l’Unico che non si serve mai dell’uomo per altro fine che per il suo vero bene, poiché “non è venuto per essere servito ma per servire” (Mc 10,45).
Il testo è un estratto dell’articolo “Direzione” o “accompagnamento” spirituale?, pubblicato in Appunti di spiritualità 35, pp. 59-66, Roma 1993.