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Magis, un progetto per aiutare gli Adivasi

Le preferenze apostoliche universali dei gesuiti

La campagna del Magis punta ad aiutare gli Adivasi a conservare il loro ricco patrimonio culturale, nutrire l’identità tribale e conservare il rapporto con la natura.

Si intitola “Gli alberi della foresta gridino di gioia”, la campagna di solidarietà e preghiera per la conversione ecologica del cuore, che il Magis ha realizzato per sostenere diversi progetti. Uno di questi è in India, “Percorsi di crescita e autonomia per gli Adivasi del Distretto di Lohardaga” ed è indirizzato agli Adivasi, cioè gli abitanti originari. Il progetto punta a promuovere l’educazione dei bambini e delle bambine Adivasi e il recupero delle tradizioni e di valorizzazione dell’identità tribale, perché solo attraverso l’educazione dei giovani la cultura Adivasi può continuare a vivere.

Gli Adivasi in India rappresentano circa l’8 per cento della popolazione totale, geograficamente distribuiti in diverse aree e culturalmente differenti, sono tutelati dalla Costituzione Indiana che li identifica nella categoria di “Scheduled Tribes”, cioè tribù registrate/classificate, a cui sono riconosciuti determinati diritti e specifiche riserve di legge. In tutto le Scheduled Tribes sono 698, ma alcuni gruppi tribali rimangono fuori da questa classificazione e quindi esclusi dai programmi di tutela.

In Jharkhand, stato che si trova nella Tribal Belt, c’è una combinazione di 32 gruppi tribali linguisticamente e culturalmente diversi, che vivono per lo più nei villaggi, ma a causa della deforestazione, di sfratti indiscriminati e acquisti illeciti di terreni, negli ultimi decenni molti sono stati costretti a spostarsi nelle città in cerca di lavori precari. Il Jharkhand è una zona estremamente ricca dal punto di vista delle risorse del sottosuolo, ci sono miniere di ferro, carbone, bauxite, uranio, mica e altri minerali, ma nonostante ciò la popolazione è ancora molto povera. La “violenta” industrializzazione delle miniere estrattive ha accelerato la deforestazione, il prosciugamento delle falde acquifere e l’incremento delle emissioni di carbonio, provocando mutamenti climatici che hanno compromesso i raccolti ed i modelli di vita degli Adivasi.

Gli Adivasi hanno una visione olistica dell’ecosistema, la loro vita è intimamente connessa alla foresta, la vita della foresta, degli alberi, degli animali, dell’acqua non è separata dalla loro. Vivono in simbiosi con la natura, che nutre e cura, che è Madre e casa degli avi, custodi di una tradizione millenaria che si tramanda di generazione in generazione attraverso il legame con la terra. Il rapporto con la terra è intenso perché la terra dice chi sei e da dove vieni, in essa ci sono le origini, le tradizioni e gli spiriti degli antenati che in quelle terre hanno vissuto da sempre. Le festività tradizionali celebrano l’abbondanza della natura, le danze tribali seguono i ritmi della vita intorno alla foresta, i canti invitano ad una relazione cosmica tra natura e uomo.

Ma la terra degli Adivasi è minacciata dallo sviluppo che mette a rischio l’esistenza, la cultura e le tradizioni tribali. La sussistenza degli Adivasi ruota attorno ai prodotti della natura, da cui si può ricavare un riparo, del cibo, bacche, radici e frutta, ma anche erbe medicinali, oltre che alla serenità e linearità familiare.

La cultura tribale si va perdendo con lo spopolamento delle terre, l’identità tribale diviene meno radicata, meno forte e si smarrisce in quel processo di assimilazione con la cultura dominante, che colpisce principalmente i giovani, costretti ad allontanarsi dalla propria famiglia, dalla propria terra, dalle proprie tradizioni per affollare quelle metropoli che non offrono una vita dignitosa.  La campagna del Magis punta appunto ad aiutare gli Adivasi a conservare il loro ricco patrimonio culturale, nutrire l’identità tribale e conservare il rapporto con la natura.

 

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