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De Bortoli: “La forza dell’Italia è il senso di comunità”

“L’economia non è solo una disciplina tecnica, ma dietro di essa c’è una visione del mondo e dell’uomo”. Così don Mario Farci, preside della Facoltà Teologica della Sardegna, ha introdotto il secondo appuntamento del ciclo di conferenze sul tema “Questa economia uccide: proposte per un’alternativa”. Il relatore era Ferruccio de Bortoli, giornalista e saggista, già direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore. De Bortoli ha ripreso la sollecitazione di don Farci per costruire il suo discorso: “L’economia, che di per sé è l’amministrazione delle risorse scarse, nasce come una branca della sociologia e, principalmente, riguarda i rapporti tra le persone”. Se è vero, ha aggiunto, che oggi l’Occidente manifesta molti segni di crisi, per esempio “il capitalismo si è piegato su se stesso”, non va dimenticato il fatto che “quella stessa globalizzazione che oggi critichiamo in passato ha tolto dalla povertà almeno un miliardo di persone”. In questo senso, “non possiamo propriamente affermare che ‘l’economia uccide’, ma, al contrario, ‘quella’ economia non ha affatto ucciso. Noi ci siamo dimenticati in fretta di quanto eravamo poveri!”. Secondo De Bortoli, a partire dagli anni ’90 questo processo di crescita e miglioramento si sta invertendo, con dei costi per tutti e anche per l’ambiente. La globalizzazione, secondo il giornalista, come tutti i fenomeni, ha aspetti positivi e negativi, e su questo ha lanciato una provocazione: “Forse non bisognava aprire alla Cina senza esigere in precedenza che si rispettassero certi diritti umani”. Ci si è abituati al benessere e la gestione dei costi di questo benessere. In particolare, ha spiegato, ci pone in difficoltà il dover fare marcia indietro su diverse cose, soprattutto quando i Paesi del G20 ci rinfacciano di chiedere loro “di non fare quello che noi abbiamo fatto per tanti anni e che ci ha portato alla crescita”.

La crisi, osserva De Bortoli, è evidente in tanti aspetti: “Si è esagerato con le privatizzazioni, si pensava che l’economia di mercato risolvesse tutti i problemi e non è così: non ha la bacchetta magica, per esempio, sui temi dell’immigrazione o della transizione ecologica”.

Ragionando a ruota libera, il relatore ha ripensato alle aspettative deluse del passato: “Un documentario sull’industrializzazione in Italia, con testi di Buzzati, diceva più o meno questo: ‘Dove c’era la povertà ora arriverà l’industria siderurgica che salverà vite’”. “Oggi”, ha commentato, “Buzzati lo arresterebbero”.

In tutto questo, De Bortoli ha voluto sottolineare anche gli aspetti positivi, che riguardano soprattutto il nostro Paese. “Vi dico qual è, secondo me, il significato economico del richiamo di papa Francesco su questa ‘economia che uccide’. La cosa più importante dei prossimi anni sarà lo spirito di comunità di cui parla il Papa. Si pensi alla crisi energetica o agli anziani o ai più fragili, che lo Stato non sarà più in grado di sostenere”. Lo spirito di comunità significa: relazioni, generosità, solidarietà. “In questo”, ha detto in maniera chiara, “noi italiani siamo particolarmente bravi: il nostro è un Paese generoso! Se ci paragoniamo a paesi che pure sono più ricchi di noi, come la Francia o la Germania, da noi ci sono meno tensioni sociali. Abbiamo qualcosa come sei milioni di volontari: un esercito!”. Se c’è un elemento di fiducia per il futuro del nostro Paese, dunque, è proprio questo: il senso di comunità.

In un altro passaggio interessante del suo discorso, De Bortoli, sulla scia di quello che Montanelli diceva spesso, ha notato come quello che facciamo tanto bene nel privato (aiuto reciproco, senso della comunità, volontariato ecc.) non ci riesce altrettanto bene nel pubblico vista l’enorme evasione fiscale (“in Italia per uno che versa l’Irpef ce ne sono due che non la versano; a Milano vedo tante automobili che costano più di 100mila euro e mi chiedo: “Ma tutti questi versano il dovuto?”), ma anche l’affluenza al voto: “Il voto non è solo un diritto ma anche un dovere. Nel 1979 alle prime elezioni per il parlamento europeo andarono a votare l’85% degli aventi diritto. Oggi se arrivassimo al 50% dovremmo considerarci soddisfatti”.

Sul tema dell’informazione De Bortoli ha fatto alcune osservazioni: “Con tutto quello che si può pensare, noi abbiamo ancora un’informazione libera. Non a caso la principale preoccupazione dei regimi autoritari è eliminare, anche fisicamente, l’informazione libera, che è temuta anche più delle armi. A volte l’informazione può essere cattiva o può essere vissuta come un male necessario, può tendere alla spettacolarizzazione o alla faziosità. Ma si parla molto meno del pericolo dell’assenza di informazione. La vera grandezza di una democrazia, secondo me, è quella di avere un’informazione che è capace anche di andare contro gli interessi del proprio Paese”. Infine una breve chiosa sull’intelligenza artificiale, di cui oggi tanto si parla: “E’ un cambiamento che può essere positivo, ma c’è da chiedersi: cosa mette a sistema questa intelligenza? Su quali dati si basa: quelli corretti o quelli non corretti? Io penso che per certi aspetti sarà positiva: probabilmente aiuterà a curare meglio le persone. Non dobbiamo, in ogni caso, avere paura dell’innovazione”.

L’incontro, organizzato dalla Facoltà Teologica della Sardegna in collaborazione con l’associazione suor Giuseppina Nicoli, si è tenuto a Cagliari venerdì 12 gennaio 2024 ed è stato moderato da Franco Siddi, presidente di “Confindustria Radio Televisioni”.

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