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I rifugiati sono guida verso una nuova cittadinanza

«Oggi accompagnare i rifugiati ed essere con loro ai crocevia della Storia è il modo più pieno di vivere la nostra cittadinanza»: lo ha dichiarato padre Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, aprendo il colloquio organizzato in Gregoriana, il 14 giugno, per la Giornata mondiale dei rifugiati. A confronto monsignor Richard Paul Gallagher, segretario per i rapporti con gli stati della Segreteria di stato della Santa Sede e la politologa Nadia Urbinati, coordinati da Marco Tarquinio, direttore Avvenire. Celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato in questo momento, ha spiegato Ripamonti, è particolarmente significativo: «I rifugiati vengono ridotti sempre più a flussi migratori, statistiche, numeri senza nome e senza volto, al fine di allontanarli dalla sensibilità e dall’incontro con i cittadini europei. E invece siamo convinti che l’unico futuro possibile è un futuro comune». La grande novità di oggi, lasciata in eredità dalla pandemia sfiancante e da una guerra tanto vicina, «è che la solidarietà non è più un’utopia, una questione di buoni sentimenti o di etica individuale, ma è diventata una necessità nell’interesse di tutti. In questo cammino verso una nuova idea di cittadinanza, i rifugiati, custodi di un desiderio di pace profondo, sono instancabili guide. La Giornata Mondiale del Rifugiato 2022 l’occasione per riflettere sul contributo delle nostre comunità alla costruzione di una nuova Europa solidale e pacificata attraverso l’accoglienza di quanti le chiedono protezione». L’incontro è stato introdotto dalle testimonianze di quattro rifugiati, Darya della Bielorussia, Moussa del Mali, Amjed dell’Iraq e Cedric della Repubblica Democratica del Congo, che sono state raccolte in un video realizzato da Artigiani Digitali.

Società diseguali

«Questa guerra, in cui siamo tutti implicati, è qui. Ma non è l’unica guerra del mondo, ci sono guerre dappertutto. È la terza guerra mondiale a pezzi di cui ha parlato il Papa all’inizio del Pontificato», ha spiegato monsignor Gallagher. È necessaria, ha aggiunto, una conversione sì spirituale, ma soprattutto di fronte alla «realtà: spesso viviamo in un mondo di sogni, ma dobbiamo aprire gli occhi se vogliamo costruire il futuro. La mia profezia è che l’inverno che andiamo a passare non lo dimenticheremo mai.  Una guerra nell’emisfero del nord che avrà conseguenze anche su quello del sud».

Sulla democrazia e la sua vulnerabilità si è soffermata Nadia Urbinati: la crisi finanziaria del 2008, la pandemia e la guerra hanno rafforzato l’idea che solo governi forti e di esperti possano risolvere la crisi, con una centralità della governance a scapito di quella del Parlamento. «All’interno delle stesse democrazie sta nascendo una critica sull’inutilità delle elezioni, che mandano “incompetenti” a prendere decisioni». Una situazione che vede un «restringimento di opportunità per gli stessi cittadini, all’interno di società che vanno sempre più accentuando le differenze tra i ceti sociali». Società di disuguali in democrazie ferite, dunque, l’analisi di Urbinati.

Pace e democrazia

“Con i rifugiati ai crocevia della storia”, dunque dice il Centro Astalli, vuol dire costruire la pace come impegno che richiama valori profondi. «La pace è realizzare processi di inclusione, rendendo le nostre comunità in grado di rispondere alla complessità delle sfide globali che questo tempo ci pone. La pace si costruisce intorno ai valori fondamentali di giustizia, solidarietà e uguaglianza, nel progetto di promozione dei più deboli». L’indissolubile legame tra pace e democrazia, aggiunge Astalli citando il presidente Mattarella (l’intera Europa «si trova a un bivio tra regressione della sua storia e capacità di sopravvivere ai mali del proprio passato»)  va oltre gli slanci etici e il rifiuto della barbarie: «È necessario promuovere una nuova idea di cittadinanza europea che sia creativa e generativa di comunità aperte, plurali e partecipative. In questo senso, il richiamo alla pace da mera invocazione deve diventare una scelta politica. E questo dipende anche da ciascuno di noi, da una precisa assunzione di responsabilità personale».

Gli altri appuntamenti

 mercoledì 22 giugno – ore 19.00: nel Centro d’accoglienza San Saba, Piazza Bernini 22, Roma – La festa dell’accoglienza”, il Centro Astalli invita a una serata di convivialità e musica con i rifugiati. Interviene P. Arturo Sosa, Preposito Generale dei gesuiti, che incontrerà operatori, rifugiati, volontari e amici in una serata di scambio e conoscenza reciproca.

·       giovedì 23 giugno – ore 18.00: il Centro Astalli è tra i promotori della Preghiera ecumenica “Morire di speranza” in memoria di quanti perdono la vita nei viaggi verso l’Europa che si terrà presso la chiesa di Santa Maria in Trastevere. Presiede il Card. Michael Czerny S.I., Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale

·       In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2022 il Centro Astalli lancia la campagna social #laStoriasiamonoi. Per partecipare basta pubblicare entro il 20 giugno su Facebook, Instagram o Twitter una foto con una parola o un messaggio di pace scritto su un foglio, usando gli hashtag #LaStoriasiamonoi #conirifugiati e taggando il @CentroAstalli.

Tutte le parole e i messaggi condivisi si andranno a unire alle parole e ai messaggi degli studenti rifugiati della Scuola di italiano del Centro Astalli e andranno a comporre una lettera che verrà resa pubblica e sarà consegnata al Presidente della Repubblica.

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