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Il presepe dei Gesuiti

Presentazione di un libro presso la comunità dei gesuiti di Villapizzone a Milano

Alla chiesa del Gesù di Roma l’8 dicembre, alle ore 19, presentazione dell’opera inedita di Ulderico Pinfildi, scultore e artista presepiale: “Il presepe dei Gesuiti”, un presepe napoletano ispirato a Sant’Ignazio di Loyola.

Ulderico Pinfildi è autore del presepe ispirato a Caravaggio, esposto nel palazzo del Pio Monte della Misericordia a Napoli, accanto ad uno dei quadri più noti: del Merisi: “Le Sette Opere della Misericordia”.
Nel presepe esposto al Gesù la scena della Natività prende vita intorno alla figura di Sant’Ignazio di Loyola e segna il legame tra l’arte presepiale di Ulderico e l’ordine dei Gesuiti. Con le sue allegorie e i suoi personaggi costruiti intorno alla figura di Ignazio de Loyola, diventa in una pièce teatrale destinata a stigmatizzare nel tempo il nostro bisogno di ritorno a una umanità profonda.

“Ho immaginato un presepe che si sviluppasse intorno ad un tempio con le colonne tortili come quelle presenti nella chiesa dedicata a S’Ignazio di Loyola” , dice l’autore, di un presepe che è diverso da tutte le altre rappresentazioni presepiali, un racconto sacro ma al di fuori di ogni attuale stereotipo. Prendendo spunto dall’arte e dalla bellezza che ci circonda, Ulderico ha immaginato un presepe che avesse come punto centrale non le rovine di Ercolano, come la tradizione vorrebbe, ma un baldacchino dalle colonne tortili citando uno degli altari della chiesa di Sant’Ignazio e che si prestava alla rappresentazione presepiale.

Tutta l’opera si sviluppa intorno a queste colonne ritorte che ospitano la natività come un quadro nel quadro. Al centro del baldacchino una madonna umile, sdraiata, con il bambino in braccio, è ispirata alla natività siciliana del Caravaggio a Messina. È una Madonna stanca dal parto, terrena, umana, e un San Giuseppe inginocchiato al suo fianco in dolce contemplazione. Sovrasta la scena una citazione del Caravaggio: una Gloria potente di angeli abbracciati e in picchiata verso la natività, che ricordano quelli del Pio Monte della Misericordia. Gli angeli portano i simboli dei gesuiti, il primo tiene in mano un cartiglio che si scioglie con il motto della Compagnia: “Ad maiorem Dei gloriam” che richiama la prima lettera di san Paolo ai Corinzi “”Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio” (1Cor 10, 31).

Protagonista del racconto è come sempre la nascita, ma il racconto si sviluppa su diversi piani.  È un teatro multietnico dove alle figure tradizionali del presepe in costume napoletano si alternano figure dai tratti somatici orientali che evidenziano il lavoro di evangelizzazione della Compagnia di Gesù, dei Compagni di Ignazio di Loyola andati per il mondo a portare l’annuncio e la testimonianza del Vangelo. Tutte le figure ruotano in un fermo immagine che lascia il fiato sospeso intorno alla figura del nobile basco fondatore della Compagnia: Sant’Ignazio di Loyola, con gli abiti dei gesuiti, posa la spada e s’inginocchia davanti alla natività. Come ha detto lo stesso Pinfildi: “Sant’Ignazio partecipa al presepe, ne diventa attore importante a rimarcare il suo amore per la figura di Gesù, che ne ha ispirato la vita e le opere”.

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