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A Roma l’incontro internazionale dei fratelli gesuiti

Un incontro speciale per i fratelli gesuiti, un incontro di conoscenza, condivisione e riflessione, nell’Anno Ignaziano. Tra gli invitati i delegati designati da ogni conferenza, diversi per provenienza, tappa di formazione ed età, per un quadro ampio del corpo della Compagnia. 

34 i fratelli presenti, provenienti dal Cile al Canada, dal Congo all’Ungheria, dal Nepal all’Australia, come raccontavano le tante sfumature della pelle, dei capelli, dell’età – dai 30 ai 70 anni – la diversa formazione e le attività di ciascuno: da medico ad insegnante, da infermiere a responsabile delle vocazioni, da astronomo a studente.

Un denominatore comune

«Il primo e il più importante contributo di un fratello gesuita è il dono di sé stesso, offerto liberamente al servizio del Signore». Così indica il decreto 7 della 34a Congregazione Generale (siamo nel 1995). “Attraverso la probazione, che non è solo formazione, attraverso le esperienze che vive e che rilegge, la presenza e l’ascolto, il fratello è chiamato a diventare quel profeta che può essere segno per la Compagnia e per tutte le persone che incontra” sottolinea Giacomo Andreetta, presente per la Provincia Euro-Mediterranea all’incontro. “Per la Compagnia può essere segno di quella vita religiosa che nell’essenza è la gioia di annunciare il Regno di Dio attraverso la vita, per gli altri può essere quel ponte che riporta alla concretezza della vita, rimanendo amico e, appunto, fratello e compagno di quanti lavorano con lui”.

Giorni di discernimento e sinodalità

La settimana è stata un continuo approfondire questa vita, “non attraverso grandi conferenze, ma con uno stile di discernimento e sinodalità” spiega. “Agli spunti iniziali seguiva un tempo di preghiera personale prima della condivisione in piccoli gruppi misti. Poi il ritrovo con gli altri dove non solo si riportavano i punti comuni delle conversazioni avute, ma anche si potevano esprimere pensieri e risonanze personali, arricchendo la condivisione e lo spirito di libertà con cui il tutto è stato vissuto”. Dalle parole del Padre Generale sull’essere profeti,alla formazione, alla storia e identità del fratello nei cinque secoli della Compagnia, alla vocazione e promozione vocazionale, alla vita religiosa e alla sinodalità. “C’è stato anche il tempo per piccoli approfondimenti sull’arte, l’uso dei social media, le pubblicazioni e gli incontri internazionali.

Soprattutto c’è stato tempo per conoscersi, creare relazioni sincere e profonde parlando una lingua comune che non era tanto l’inglese o lo spagnolo, quanto la comune chiamata al servizio di Dio e degli uomini nella Compagnia di Gesù. Lo abbiamo fatto scambiando un bicchiere, visitando le Camerette di Sant’Ignazio, condividendo addirittura i canti delle nostre terre, insomma vivendo davvero un’unita nella diversità”.

Dalla consolazione profonda, idee, intuizioni, proposte

“Siamo stati accolti per una settimana all’interno della comunità della Curia Generalizia, non come ospiti, ma come confratelli, parte integrante di un gruppo di persone che nel loro lavoro nascosto permettono al corpo della Compagnia di muoversi in tutte le parti del mondo e in tanti ambiti diversi.

Non abbiamo concluso la settimana con un documento, bensì con la consapevolezza di una grande consolazione. È stato un tempo in cui è cresciuta la gioia di esserci e di essere gesuiti, è nata l’amicizia tra noi, abbiamo guardato al futuro con rinnovata fiducia e speranza. Torniamo nelle nostre Province con idee, intuizioni e proposte, ma le possiamo condividere solo grazie a questa consolazione profonda che c’è stata donata.

La visita del Papa e l’immagine del banchetto condiviso

“A suggellare il tutto abbiamo anche ricevuto, con la curia, la visita di Papa Francesco, che ha voluto condividere con noi qualche suo ricordo e riflessione sui fratelli gesuiti e sulla chiamata attuale della Compagnia. A seguire il pasto semplice, arricchito con il dono di un ottimo vino argentino.

Il Regno di Dio, nella sua visione conclusiva, è un banchetto cui tutti siamo invitati: in parte ne abbiamo fatto esperienza per poterlo portare anche nei tanti servizi in cui siamo coinvolti e alle tante persone che il Signore pone e porrà sulle nostre strade”.

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