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Milano. San Fedele contro gli sgomberi di Rom e Sinti

Popoli e Aggiornamenti Sociali, le due riviste della Fondazione San Fedele, sono tra i primi firmatari dell’appello che invita la città di Milano a mobilitarsi contro gli sgomberi dei campi Rom e Sinti.
Alla Camera del Lavoro di Milano è stato presentato un appello, già firmato da oltre 60 associazioni e realtà sociali e culturali milanesi (tra cui Popoli), rivolto al sindaco Letizia Moratti e al vicesindaco Riccardo De Corato, per porre fine alla politica degli sgomberi dei campi rom e sinti nel territorio municipale. Nel documento viene richiesto alle istituzioni politiche cittadine di interrompere gli sgomberi (360 in due anni) e di utilizzare i fondi pubblici stanziati dal governo nel 2008 (oltre 13 milioni di euro) non per demolire, ma per promuovere percorsi di integrazione, in cui Rom e Sinti vengano riconosciuti come interlocutori. Alla presentazione hanno partecipato alcuni rappresentanti delle varie realtà promotrici dell’iniziativa, che hanno preso la parola spiegando quali sono le cause che li hanno portati ad aderire.
Corrado Mandreoli (Cgil) ha precisato che l’appello è rivolto a tutti i milanesi, affinché riscoprano l’importanza dell’accoglienza e si ribellino a una politica xenofoba che danneggia la dignità della città. Massimo Mapelli ha raccontato dell’esperienza di Casa della Carità, testimonianza del fatto che un’integrazione è possibile, ma per facilitarla è necessario garantire alle persone un posto in cui vivere e un lavoro. A tal proposito, oltre alla vicenda ormai nota delle 25 case Ater prima promesse e in seguito negate ad alcune famiglie del campo di Triboniano, ha citato l’avviamento di due cooperative in cui uomini e donne rom lavorano con regolari contratti.
Sulla stessa linea di Mapelli si è schierata Anna Bufalini, una delle maestre di Rubattino, che ha spiegato come l’attuale situazione abbia reso quasi impossibile per i bambini rom continuare a frequentare la scuola, spingendone 14 (dei 30 che avevano iniziato il percorso scolastico) ad abbandonare gli studi.
In seguito sono intervenuti gli avvocati Paolo Agnoletto (Gruppo Sostegno Forlanini), Alberto Guariso (Avvocati per niente) e Gilberto Pagani (Legal Team Italia), che hanno ricapitolato le azioni legali già intraprese dalle loro associazioni e ne hanno annunciate di nuove, spiegando alcuni aspetti della politica degli sgomberi che appaiono in netto contrasto con le leggi della nostra Repubblica.
Diana Pavlovic (Federazione rom e sinti insieme) ha ricordato che per gli sgomberi sono stati spesi più di 5 milioni di euro: se questi soldi fossero stati impiegati in veri progetti d’integrazione probabilmente avrebbero permesso di risolvere la situazione.
Infine Claudio Cristiani, di Agesci, ha evidenziato l’importanza dell’iniziativa anche per sensibilizzare i giovani a una maggiore tolleranza e comprensione, mentre Bruno Segre (di Campo della Pace Ebraico), che ha espresso la sua vicinanza a rom e sinti, avendo sperimentato sulla sua pelle gli effetti della discriminazione razziale, ha denunciato la sostanziale debolezza che si cela dietro l’uso della forza nei confronti di alcune categorie sociali svantaggiate, scelte come bersaglio per mascherare l’incapacità di risolvere in maniera autentica i problemi sociali.

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