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Roma. In centinaia al Gesù in preghiera per Martini con Zuppi e Casalone

Un momento di preghiera sobrio e affettuoso, “come sarebbe piaciuto al Padre Martini”. Così il 2 settembre nella chiesa del Gesù monsignor Matteo Zuppi, vescovo ausiliare di Roma, ha introdotto la celebrazione eucaristica in memoria del cardinal Carlo Maria Martini. La notizia della celebrazione, diffusa in poche ore sui social network e nei circuiti “gesuitici”, ha fatto confluire nel pomeriggio di domenica centinaia di persone che hanno piano piano gremito la basilica nel cuore di Roma. “Una città dove il Padre Martini ha vissuto, insegnando in due tra i più prestigiosi istituti universitari, al Biblico e in Gregoriana”. A lui, come a ogni cardinale, ha ricordato Zuppi, è intitolata una chiesa della città. In realtà, la basilica di Santa Cecilia, a Trastevere, è stata per Martini cardinale più che un titolo: con il quartiere, in particolare con alcuni poveri del centro, il Padre Martini aveva un rapporto di affetto e di aiuto. “Con Sant’Egidio lui, uomo della Parola, ci accompagnava in quartieri di periferia a incontrare la Parola nel vissuto dei poveri”, ha ricordato Zuppi. Numerosi i Padri della Compagnia che hanno concelebrato o partecipato all’Eucaristia, così come alcuni sacerdoti diocesani. Nell’omelia il Superiore della Provincia di Italia, P. Carlo Casalone, alla luce della liturgia della Parola domenicale ha riletto la testimonianza di Martini “in modo che diventi effettivamente ricordo, cioè che si imprima nel cuore in modo non superficiale e passeggero, ma stabile e profondo”.
Casalone è partito da una domanda: dopo aver terminato il suo servizio come Arcivescovo della Diocesi di Milano, Martini è tornato a farsi chiamare “padre”. “Cosa ci ha rivelato del volto del Padre?”. Due gli spunti tratti dal Vangelo: a quanti contestano a Gesù che alcuni discepoli prima di mangiare non si lavano le mani dopo essere andati al mercato “il Signore contesta non il segno, ma la scissione tra segno e significato. Dice Gesù: voi assolutizzate il segno e non vi interrogate sul suo significato, vi irrigidite sull’osservanza della regola e perdete di vista il valore che quella regola addita. In Padre Martini abbiamo imparato questa volontà del Signore di liberarci da un modo miope di irrigidirci sui segni, per interrogarci, scoprire in profondità, aderire totalmente al loro significato. Esattamente nelle prospettiva del Profeti, che rimproveravano al popolo e soprattutto ai responsabili di fare belle liturgie, sacrifici, ma di non prendersi cura dello straniero, dell’orfano e della vedova, delle persone fragili e poste ai margini di cui il Signore ha cura. Basti pensare l’attenzione di Martini per la giustizia penale non vendicativa, ma riparativa e conciliativa; la sua vicinanza ai carcerati e il suo ruolo nel rappacificare il conflitto violento con i terroristi a metà degli anni ’80; la sua predisposizione al dialogo in generale e interreligioso ed ecumenico in particolare, che trova talvolta in queste pratiche una ragione di separazione, per cui occorre cercare strade di unioni sul significato e la ricerca di nuovi segni che costruiscano comunione”. Questa testimonianza nel superare le barriere, nel parlare a tutti, ha detto Casalone, “oggi è più che mai attuale in vista nel prossimo Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione”.
Il secondo spunto che il Provinciale coglie nel Vangelo è il rapporto esteriorità/interiorità. “Gesù sottolinea che il disordine, l’impuro, ciò che minaccia l’ordine della creazione non è all’esterno delle cose, ma nel cuore dell’uomo, dove nascono tutte quelle difficoltà che intossicano le relazioni. Oggi diremmo che il male non è nelle situazioni esterne, in cui spesso lo proiettiamo per difenderci o scrollarci di dosso le nostre responsabilità, ma il lavoro da fare è la conversione del cuore, mettere ordine nella propria vita. Anche qui Padre Martini ci ha aiutato a coltivare la vita interiore: ascolto della parola, lectio divina, amore per il silenzio, cure per l’interiorità di ogni persona”.
“Ringraziamo il Signore per i doni ricevuti”, ha concluso P. Casalone, “e chiediamogli di saper raccogliere in modo responsabile il messaggio e l’eredità del Padre Martini”.

Carlo-Casalone-omelia-in-memoria-del-Card.-Martini

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