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Gesuiti
Gesuiti in Italia, Albania, Malta e Romania
Storie di vocazione

Agostino Caletti SJ

I tempi di Dio… e il cammino necessario per arrivarci

Mentre mi preparavo a concorsi pubblici e a quello per la magistratura, in un tempo divenuto più sereno, è arrivato il Signore con la sua Parola, durante un campo scuola.

Agostino Caletti SJ, gesuita

Un sognatore ingenuo… Ogni bambino lo è, quando immagina il suo futuro. E io lo ero, quando mi proiettavo all’avventura nel mondo o come missionario in Africa. Tutto questo contrastava con un carattere riservato e con un piccolo mondo, quello della Sardegna, isola in cui sono nato e alla quale sono affezionato. Ho vissuto il percorso convenzionale per quell’epoca: scuola, catechismo, sacramenti, unitamente però a un desiderio di autenticità e profondità di relazioni. E così, crescendo, passavo da “sognatore” a “avvocato delle cause perse”, così affettuosamente definito, in quanto la sensibilità verso gli ultimi e il senso di giustizia che coltivavo, mi veniva rimandato come bel valore ma non vivibile nella realtà concreta.

Gli studi e le esperienze di servizio

Ho studiato Giurisprudenza, più per ripiego che per passione e, nel frattempo, ho incontrato i gruppi legati ai Gesuiti, con cui ho iniziato un cammino di maturazione umana e di fede. Lì ho trovato spazio per condividere e vivere quel desiderio di amicizie più profonde, svecchiare la mia fede tradizionale e formale, cogliendo come il Vangelo riguardava anche la mia vita, fare esperienze di servizio in realtà per me allora ancora sconosciute. Penso, una per tutte, al Centro Astalli di Roma, al servizio dei profughi provenienti dall’Etiopia: era possibile vivere quell’oltre confine che avevo da sempre sognato! E sempre in quegli anni, durante una di queste esperienze, ho incontrato due novizi, specie a me sconosciuta, che mi hanno aperto un mondo, perché realizzavo la possibilità di altre strade di vita, oltre quella matrimoniale. 

Tra ricerca e inquietudine

Ho quindi intrapreso una ricerca, durata quasi dieci anni, in cui ho continuato a vivere un impegno sempre più grande con la comunità CVX alla quale appartenevo. Vivevo gli Esercizi Spirituali ogni anno. Avevo una guida per il cammino. Ero responsabile di un gruppo giovani. Negli ultimi anni mi preparavo a diventare guida degli esercizi. Tutto questo lo sentivo come vita mia, ciò che avevo da sempre cercato. Nel quotidiano vivevo poi un’inquietudine a volte angosciante, perché non trovavo una prospettiva lavorativa che mi desse pace, mi permettesse di vivere i valori che mi stavano a cuore e in quel modo più radicale che desideravo. Non riuscivo a decidermi e cercavo soluzioni di compromesso, sembrandomi sensato l’utilizzo degli studi giuridici ormai completati e costati grande fatica.

L’incontro con la Parola e l’ingresso in noviziato

Ma mentre mi preparavo a concorsi pubblici e al concorso per magistratura, in un tempo divenuto più sereno, è arrivato il Signore con la sua parola, durante un campo scuola per giovani: “Non temere, io sarò con te, tu mi appartieni” (cf Is 43, 1-6). In pochi minuti ho avuto la comprensione di quanto avevo vissuto negli anni precedenti e non ho mai più dubitato che fosse così. Era la chiamata a seguirlo e la scelta della via concreta non poteva che andare sui Gesuiti e la loro spiritualità, che era diventata anche la mia.
Sono entrato in noviziato nel 1994, con la gioia di aver finalmente trovato la realizzazione del sogno di bambino e la via per spendere la mia vita più vicino agli ultimi.

La missione

Dopo gli anni di formazione, il dono della missione in Albania, realizzazione di quel desiderio che ha radici lontane. I tempi di Dio… e il cammino necessario per arrivarci. Gli otto anni albanesi sono stati una scoperta continua; sfida con una lingua non semplice e una nuova cultura con cui confrontarmi; immersione in una umanità che mi ha conquistato e mi ha fatto dire che avevo finalmente trovato quella dimensione di vita che avevo sempre cercato. Poi la richiesta di lasciare tutto e offrire un servizio delicato e importante per la Compagnia come maestro dei novizi. Non è mancata la fatica nel lasciare tutto, pur con la gratitudine di aver vissuto la realizzazione di un desiderio e un’esperienza che mi ha proprio maturato come uomo e nella comprensione del sacerdozio.

Così opera il Signore, lanciando sempre nuove sfide. E così è il nostro carisma, ossia essere disponibili ad andare dove c’è più bisogno. In questa vocazione ad essere pellegrino oggi ritrovo le mie radici e i desideri per il futuro.

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