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Storie di vocazione

Cesare Sposetti SJ

Una Parola che libera

“Alla mia rabbia e delusione Dio risponde con il suo sguardo di amore, e mi dice: “Cesare, sei libero, io sarò con te qualunque cosa sceglierai”…

Cesare Sposetti SJ, gesuita

“Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!»” (Mc 10, 21). Questa è stata la Parola che mi ha accompagnato fin dall’inizio del lungo cammino che mi ha portato in Compagnia di Gesù, e che ora mi aiuta a crescere in essa.

Il desiderio di “cose grandi”

Nasco a Vicenza nel 1984 da una famiglia cattolica, ma non particolarmente praticante. Fin da bambino sperimento un gran desiderio di relazione, e di fare “cose grandi” per me stesso e per gli altri, alimentato da molte letture (molti romanzi e libri di storia) e da una fervida immaginazione. Tali grandi desideri si scontrano però con la mia realtà di bimbo timido e insicuro.

Nella solitudine, un’esperienza forte

Intorno ai 12 anni, in un momento di grande solitudine, per la prima volta faccio un’esperienza forte della presenza di Dio, lo prego dal profondo del cuore, e sento quella che avrei imparato a chiamare “consolazione spirituale”. La scoperta è dirompente. Quasi subito penso: a un Dio così non posso che offrire tutto me stesso, tutta la mia vita. Perché non farmi prete?

L’opposizione dei genitori

Comincia così un lungo cammino di scoperta di Dio, di me stesso e degli altri. L’immaginazione riprende a correre: leggo avidamente le vite di tanti santi, mi innamoro della vita religiosa, e in particolare di S. Francesco d’Assisi. Ecco, mi dico, farò il frate francescano! Ci provo seriamente, l’ultimo anno del liceo, ma mi scontro con l’opposizione dei miei genitori, e soprattutto con una vita in cui, al di là dei sogni, il servizio agli altri e ai più poveri erano ancora solo una pia intenzione.

Gli studi all’università, il lavoro

“Ripiego” quindi sulla facoltà di giurisprudenza a Padova, assecondando un certo interesse già presente per la politica. Trovo lo studio del diritto piuttosto arido e poco stimolante, mentre mi inserisco con slancio nella vita universitaria padovana, uscendo gradualmente dalla mia timidezza e impegnandomi su vari fronti, dalla FUCI (in cui assorbo la passione civile e il desiderio di impegnarmi per la formazione politica) al servizio ai senza tetto con la Comunità di S. Egidio.

Il desiderio di vita religiosa mi accompagna come una musica di sottofondo, ma ancora una volta mi sembra lontano dalla realtà della mia vita, che negli ultimi anni di università si volge alla ricerca di una professione, e finalmente si lascia toccare dall’amore di una ragazza. Poco prima della laurea, crisi: rimango attaccato al mio sogno di bambino di diventare frate, o “accetto la realtà”? Quasi con senso del dovere, propendo per la seconda: lascio i contatti con i frati, mi laureo, comincio pratica forense e dottorato in diritto penale, comincio una relazione affettiva. Provo a pensare la mia vita in modo diverso. Fuori va bene, ma dentro di me mi sento inspiegabilmente deluso, ferito, abbandonato.

L’incontro con i gesuiti

In questo tempo incontro i gesuiti, al Centro Antonianum di Padova. Il modo di pregare da loro proposto, parlando a Dio “da amico ad amico”, mi tocca nel profondo. Comincio a sentirmi libero di parlargli davvero in modo sincero, ovvero, in quel momento, di “dirgliene quattro”, per avermi dato quei sogni, e per avermi poi abbandonato al fallimento. La lotta è culminata in un pellegrinaggio in Terra Santa, guidato da un prete diocesano sensibile alla spiritualità ignaziana. Lì avviene l’impensabile: alla mia rabbia e delusione Dio risponde con il suo sguardo di amore, e mi dice: “Cesare, sei libero, io sarò con te qualunque cosa sceglierai”. Tale parola di liberazione deflagra in me come una bomba: capisco che davvero voglio sperimentarmi in un cammino di vita religiosa, e che posso farlo. Al pellegrinaggio partecipa per caso anche un gesuita: mi confido con lui, lo riempio di domande, e capisco che c’è qualcosa nella spiritualità ignaziana e nella vita dei gesuiti che risponde a quel desiderio profondo che da tanto tempo sentivo.

Il discernimento, gli EVO, la formazione in Compagnia

Comincio un cammino di discernimento tra Padova e Bologna, faccio gli EVO (Esercizi Spirituali nella Vita Ordinaria), e finalmente mi decido: lascio pratica, dottorato e ragazza, entro in Noviziato a Genova a 26 anni, nel 2010.

Si apre una nuova fase, in cui capisco fino in fondo come il “lasciare tutto” non consista in una singola scelta, ma come sia la chiamata e il cammino di una vita. Gli anni di formazione a Genova, e poi a Padova e a Roma per lo studio della filosofia, sono intensi, belli, sfidanti: nascono forti amicizie, mi confronto sempre di più con la mia tentazione all’autocentramento, e vengo costantemente “spinto fuori”, verso gli altri (in particolare verso i più poveri), chiamato ad assumere sempre di più il modo di vedere, di ascoltare e di agire di Gesù. Svolgo il mio magistero all’Istituto Gonzaga di Palermo, sperimentandomi nell’insegnamento e appassionandomi sempre di più alla formazione sociale e politica dei più giovani: sento come amare Dio e gli altri non può che portare ad amare il mondo e la società. Vivo quattro anni di studi teologici a Manila, nelle Filippine. Faccio esperienza di come Dio si incarni nelle culture e nelle esperienze più diverse, provo gusto nel cercarlo e trovarlo fuori dalla mia comfort zone.

L’ordinazione e la missione

Vengo ordinato sacerdote a Roma nel 2021 e inviato a Milano. Comincio a lavorare nella redazione del mensile Aggiornamenti Sociali e conseguo una laurea magistrale in scienze politiche all’Università Statale. Nell’ambito della missione alla rivista, ritrovo la possibilità di accompagnare altri (specialmente i più giovani) nella scoperta della loro vocazione al servizio civile e politico, mi inserisco nelle attività con i giovani a Villapizzone e accompagno spiritualmente persone di varie età e provenienze.

Dopo quindici anni trascorsi in Compagnia, sento molta gratitudine nel ripercorrere i passi che mi hanno condotto fino a qui, e che mi hanno portato dove mai avrei immaginato e sognato. In tanti cambiamenti, e guardando al futuro, mi sento ancora sotto quello sguardo d’amore che per primo mi ha toccato, e che mi invita ancora a scoprire ogni giorno cosa significhi per me “vendere tutto e dare ai poveri”, e tutta la freschezza di quel “seguimi” che ora so che continuerà ad accompagnarmi per tutta la vita.

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