Guido Ruta SJ
La corsa più bella
Una corsa meravigliosa, con pause provvidenziali. In una di queste avverto la forza della chiamata. Oggi sento forte la ricchezza della missione, mentre la corsa continua…
Sono nato a Roma nel 1978. Dai miei genitori e poi dai miei due fratelli ho ricevuto sempre tanto bene. In casa i primi semi della fede, all’epoca forse più legata al senso del dovere e al contesto sociale che alla relazione con il Signore e al coinvolgimento ecclesiale. Fin da piccolo piuttosto timido, trovavo sicurezza nei modelli in famiglia, ma implicitamente anche un po’ l’ansia dell’imitazione. Da adolescente la lettura, la musica – gli U2 a Milano il primo indimenticabile concerto, con papà che si lasciò costringere ad accompagnarmi – e poi il calcio, lo sci e la corsa. In effetti mi sono sempre sentito un po’ di corsa.
L’inizio della corsa
Ho corso negli anni del liceo (Classico) e dell’università (Economia Politica alla Sapienza), gli stessi di una storia d’amore intensa e importante con una ragazza conosciuta a scuola.
Ho continuato gli studi di Economia e la corsa a Londra e poi a New York, dove ho vissuto sei anni e conseguito il PhD. Quindi l’attività di ricerca e insegnamento all’università, a Firenze e poi a Bologna, appassionato (ancora oggi) alla comprensione dei fatti economici e delle loro implicazioni sociali.
In questi anni poche altre relazioni affettive, anche molto belle, ma nelle quali non riuscivo a fermarmi a lungo.
Pause provvidenziali
Pausa! Chi corre sa che, volente o nolente, ogni tanto è necessaria una pausa.
La prima ai tempi dell’università a Roma: degli amici mi “trascinarono” alle catechesi sui Dieci Comandamenti e lì per la prima volta mi aprii all’annuncio del Vangelo.
Un’altra pausa a Londra: in una piccola parrocchia del centro conobbi padre Alan, un sacerdote straordinario. Parlando con lui, ascoltando le sue omelie e vedendo come stava con le persone, percepivo così tanto la forza e l’intelligenza dell’amore di Dio che iniziai a sentire: «E se la mia vita fosse come la sua?».
L’ultima pausa significativa a Bologna, dove incontrai Pietre Vive: in quell’esperienza di comunità e annuncio della bellezza del Signore attraverso l’arte, risuonò di nuovo la domanda.
La forza della chiamata
La corsa non riusciva più a coprire l’inquietudine e l’incredibile intuizione di essere chiamato da Dio, con i miei limiti e nonostante i miei peccati, al sacerdozio. A quel punto anche una crisi – sia benedetta – mi aiutò a fermarmi e a farmi accompagnare. Quell’intuizione non solo era credibile, ma incontrava il mio desiderio più profondo. Da allora un’altra corsa, più bella.
Dopo un primo discernimento entrai in seminario a Roma. Lo stupore di alcuni amici, le riserve di altri, la felicità di molti. Più di tutti il sostegno dei miei genitori e fratelli, anche loro cercando di seguire il Signore un po’ più da vicino.
Dei tre anni in seminario sarò sempre grato: un’esperienza umana e spirituale ricchissima e la possibilità di conoscere meglio e amare la Chiesa.
Ma, continuando a frequentare Pietre Vive, vedendo il modo di procedere di alcuni gesuiti, approfondendo la storia di Ignazio e riconoscendomi in qualche modo nei suoi inizi – il temperamento passionale, gli slanci grandiosi, la ferita, la pausa forzata –, chiarii ancora meglio la mia chiamata e il mio desiderio, sentendo la Compagnia di Gesù come il modo migliore per me di stare con il Signore e di servire gli altri nella Chiesa e nel mondo.
In Compagnia
E così nel 2015 entro in noviziato a Genova: due anni provvidenziali, per fermarmi ancora un po’, mettere ordine e incontrare più profondamente il Signore e me stesso.
Dopo i voti la prima esperienza apostolica all’Istituto Massimo di Roma. È geniale l’intuizione dei superiori di destinarmi soprattutto alla Scuola dell’Infanzia, un’esperienza agli antipodi rispetto alla mia formazione accademica, ma tra le più consolanti della mia vita: nel raccontare “le storie di Gesù” ai piccoli, ritrovo la bellezza e la tenerezza della storia che Gesù vuole raccontare insieme a me attraverso la mia vita.
Quindi a Madrid per lo studio della Teologia. Come fu per Ignazio, tornare tra i banchi quarantenne, ma sono grato per quanto imparato e per l’esperienza di Compagnia in Spagna.
Nel febbraio 2022 il dono grande dell’ordinazione sacerdotale: la gioia e la responsabilità di essere ministro dell’eucarestia e della riconciliazione.
La ricchezza della missione
Infine, per ora, Milano: sempre più la sensazione di essere inviato. Da una parte la specializzazione in Teologia, cercando il dialogo tra la riflessione economica e quella morale. Dall’altra la grazia di continuare a raccontare Gesù ai bimbi dell’Infanzia al Leone XIII. E poi di accompagnare la comunità di Pietre Vive e i giovani a Milano e, in estate, a Villa Capriolo (Selva di Val Gardena). Al Capriolo nel corso degli anni, attraverso il prezioso lavoro di gesuiti e collaboratori, il Signore ha fatto tanto bene: far sì che questo continui sarà il mio impegno, rispetto al quale so di essere inadeguato, ma anche di poter contare sull’aiuto di molti amici e confratelli.
La corsa continua
È quasi vertiginoso fare pausa e memoria dei tanti doni che senza merito ho ricevuto dal Signore: una vita così bella solo Lui poteva regalarmela e questa consapevolezza mi sostiene anche negli inevitabili momenti di fatica. E così è bello continuare a correre, di certo fisicamente via via più lento, ma nella missione sempre più sospinto dal Suo amore per me e per tutti.